Chiesa di San Pietro ad Vincula in Arzenate

La storia

Comparsa per la prima volta nel 1650, con la titolazione “San Pietro in Vinculis”, cioè in catene, tradisce l’origine antica, poiché San Pietro ebbe un culto speciale presso i Longobardi.

La Basilica sorge tra la Lesina e la Borgogna, in mezzo ai campi, vicino alla contrada di Arzenate e sorge come pieve campestre, molto probabilmente con lo scopo del culto dei morti, probabilmente sull’area di una necropoli pagana o paleo-cristiana.

Secondo l’ipotesi di fondazione frutto dell’analisi astronomica, l’edificio potrebbe essere stato fondato il 25 marzo 848; ipotesi non lontana dalla realtà, essendo la chiesa citata per la prima volta in un atto notarile dell’ 867. Si tratta inoltre non solo della prima attestazione di questa chiesa, ma della prima attestazione in assoluto relativa a luoghi o persone di Barzana giunta fino a noi oggi.

Risulta anche una pieve di notevole antichità a detta dell’importanza dei possedimenti già a quella altezza cronologica. Nell’ 867 risulta di pertinenza episcopale e nel 1177 troviamo citato il primo chierico titolare del chiericato di questa chiesa; nel 1360 e 1367 compaiono per la prima volta due benefici.

L'edificio

La chiesa attuale fu quasi certamente preceduta da altri due edifici: uno altomedievale precedente al 1000 e uno medievale (XI-XII Sec).

Nel 1550 la chiesa era caduta in rovina, all’infuori del presbiterio, tanto che, se il tetto non fosse stato rifatto, avrebbe subito anch’esso la stessa sorte.
Nel 1566 fu ordinato dal Vescovo di coprirla e di mettere una porta per non far entrare animali.

Nel 1630 vi furono sepolti i morti della peste e ciò aumentò la venerazione popolare del luogo e fino al 1918 abbiamo notizie di Messe per i morti ivi celebrate.

Abbiamo notizia anche di una ricostruzione settecentesca, così come degli interventi nel 1856, 1861 e 1876, che si concluse tra il 1877 e il 1878. Nel corso del ‘900 la Chiesina fu lasciata in stato d’abbandono, così come constatato dalla visita Pastorale del 1906.
In questo periodo fu utilizzata addirittura come deposito per attrezzi di vendemmia, agricoltura e attività venatoria: situazione segnalata al Vescovo nel 1939.

Vi fu poi una ripresa dell’uso religioso e un restauro nel 1974 con la collaborazione di Don Angelo Algisi, Mario Testa, Antonio Valsecchi, Don Angelo Rota; nel 1977 iniziò la costruzione del sagrato e fu costruita una strada di collegamento a est e a nord della Chiesina e fu realizzato il selciato in ciottoli di fiume.

Nel 1986 vennero piantati 8 alberi di tiglio e nel 2000 fu risistemato il selciato.
La Chiesina oggi è tutt’ora orientata secondo gli antichi canoni ecclesiastici, con l’altare rivolto verso oriente, campaniletto moderno e sagrestia piccola del 1906 dal lato del Vangelo, presbiterio rialzato e altare al centro del coro nel mezzo del presbiterio.